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8 marzo, festa del?

Cronaca

Il termine “hijab” etimologicamente significa: rendere invisibile, celare, nascondere. Quello che non stanno facendo le donne iraniane e afgane, lottando ogni giorno sia per la libertà che per la parità. Hijab indica, anche, qualsiasi barriera di separazione posta davanti ad un essere umano per sottrarlo alla vista o isolarlo. Noi occidentali, noi italiani, che, culturalmente ci sentiamo più elevati, che, condanniamo a spada tratta i soprusi di un mondo che sembra così distante da noi, in sostanza, per autodefinirci dei paladini della libertà, cosa facciamo per le donne? E se è discriminatorio solo porla la domanda? In un mondo ideale la parità e l’equità non presuppone un’utopia, anzi, proprio la discussione di genere non esisterebbe.
Si sono svolte al Quirinale le celebrazioni per l'8 marzo, a cui hanno partecipano anche l'attivista iraniana Pegah Tashakkori e Frozan Nawabi, diplomatica e giurista afghana.
"La strada per il raggiungimento di una parità effettiva - costituita con pienezza da diritti e da opportunità - è ancora lunga e presenta tuttora difficoltà. Ma vi si aggiunge la certezza che questa strada va percorsa con il massimo di determinazione e di rapidità. Perché dalla condizione generale della donna, in ogni parte del mondo, dipende la qualità della vita e il futuro stesso di ogni società", queste le parole di Mattarella, che sintetizzano un quadro supportato da numeri non troppo confortanti.
Nel 2021 il reddito medio dei lavoratori di sesso maschile in Italia è stato di 25.958 euro, mentre quello delle lavoratrici è stato di 19.218 euro, inferiore del 26% rispetto a quello dei colleghi maschi. I dati sono diffusi dall’Osservatorio dell’Inps sui lavoratori dipendenti e indipendenti, che rappresentano il 95% del totale.

Pensiamo al numero di femminicidi da inizio 2023, sono venti (20) le donne uccise nei soli primi due mesi, se la media rimane questa potremmo addirittura superare le morti del 2022, che ne sono state 103, nella maggior parte dei casi il carnefice è un ex partner.
In un mondo ideale, l’elezione del primo/a Presidente/ssa del Consiglio donna (a voi la scelta), avrebbe dovuto essere accolto con un plauso generale di tutto il mondo politico, compresa l’opposizione, e invece, un’altra donna, l’Onorevole Debora Serracchiani, replicando al discorso della Meloni alla Camera: ”ci sembra di scorgere già dalle prime battute del suo governo, vuole le donne un passo indietro rispetto agli uomini e dedite essenzialmente alla famiglia e i figli. Speriamo di sbagliare”. La risposta della Meloni non tarda ad arrivare: “le sembra che io stia un passo dietro agli uomini?”.
Perché sminuire una vittoria storica?
Ogni anno puntualmente, sentiamo gli stessi discorsi che scadono nella più banale retorica, è una festa per omaggiare le donne o per ricordare quanto è difficile essere donne in una società patriarcale?

Tommaso Di Polidoro